Ciò che attira tutti i turisti a Ballarò è il suo mercato più antico. Proprio come l’isola, la parola principale che è emersa dalle mie ricerche è stata “colori”, con al primo posto tutti i prodotti ortofrutticoli.
Oltre alla vista, troviamo altri sensi : l’udito con l’abbanniata dei mercatari*, l’olfatto con il cibo dappertutto. L’esperienza di questo mercato può essere riassunta come un suk di una città musulmana. Non viaggiamo solo nel mondo, ma anche nel tempo con un “tuffo nel passato” secondo i locali.
Parlano tutti dei movimenti, della vita interna : la loro passeggiata è un vero spettacolo! Tranne durante la chiusura, quando tutto è più calmo e si può camminare tra i banchi, ancora pieni di merci per i meno fortunati o quelli rapinati nel corso della giornata.
Il quartiere intero è infatti soprannominato il cuore pulsante di Palermo. In esso si ritrovano tanto amore quanto diversità, a somiglianza della storia delle Teste di Moro : il melting pot culturale di tutta l’isola si estende fino all’arredamento dei banchi. Oltre questi ultimi, la bellezza del vicinato si esprime anche sui muri attraverso uno street art intriso di storia, e nei monumenti detti classici in Italia : un palazzo, quello di Conte Federico, e una chiesa, del Gesù.
Nel mio viaggio da lontano, ho imparato il termine poliedrico che significa avere aspetti vari e molteplici, talvolta contrastanti fra loro. Tuttavia, mi sembrava che Ballarò fosse tutto il contrario di un contrasto se non un’armonia onnipresente, ricca di vite diverse.
*rivenditori/venditori in siciliano